Il 2020 con 10 morti da squalo si conferma un anno sfortunato per molti aspetti. L’ International Shark Attack File (ISAF) dell’Università della Florida rende pubbliche ogni anno le statistiche degli incidenti tra uomo e squalo, dei cosiddetti attacchi di squali.
10 le persone uccise dagli squali, nel 2020 in incontri non provocati. Il totale sale a 13 se si considerano 3 attacchi che ricadono nella casistica di quelli provocati. Delle 10 persone, sei hanno perso la vita nelle acque dell’Australia, 3 negli USA e 1 nell’isola caraibica di S. Martin.
10 morti da squalo in attacchi non provocati
Gli incontri non provocati sono definiti come quelli in cui lo squalo avvicina l’uomo spontaneamente, escludendo tutti i casi in cui c’è offerta di un esca per attirarlo (shark feeding), pesca subacquea, tentativo di toccare lo squalo, contatto per liberare l’animale preso all’amo o in una rete.
Le 10 morti per morsi di squalo a livello globale sono state superiori alla media (che negli ultimi anni era di quattro), e specialmente concentrate in Australia, ma gli specialisti ritengono che l’aumento rientri nelle fluttuazioni normali del numero, e non sia da imputare per esempio a una maggior presenza di squali nelle acque costiere, alla ricerca del cibo. Infatti il numero totale di incontri non provocati con squali, 57, è molto inferiore alla media dell’ultimo quinquennio, che è di 80 incontri/anno.
Sono i surfisti o comunque le persone che praticano sport da tavola i soggetti coinvolti in incidenti nella maggioranza (61%) dei casi totali. Questa non è una novità, si tratta di un gruppo che svolge molta della propria attività nella zona della risacca, area dove molti squali cacciano, e che può attirare involontariamente gli squali con spruzzi, movimenti delle mani e dei piedi. Il 26% degli incidenti riguarda nuotatori o gente che cammina in acqua bassa, il 5% body-surfers, il 4% snorkeler o apneisti e il 4% subacquei.
Il numero degli incontri, verosimilmente, è sceso a motivo del Covid-19 che ha ridotto, anzi quasi annullato, il turismo, e che ha tolto gran parte dei bagnanti (specie stranieri) dalle spiagge oceaniche.
Va detto anche che il numero degli squali purtroppo si va riducendo ovunque, soprattutto per la pesca eccessiva e condotta con metodi insostenibili. Studi recenti mettono in evidenza come la maggioranza delle specie di squali oceanici e razze stia affrontando un concreto rischio di estinzione. Per 10 umani morti il numero degli squali uccisi dalla pesca ogni anno è stimato vicino ai 100 milioni.
Per chi volesse approfondire: https://www.floridamuseum.ufl.edu/shark-attacks/yearly-worldwide-summary/
Le foto sono di Gaspare Schillaci
Bibliografia: Massimo Boyer – scubaportal.it