“E adesso chi è questo qui, che vuole insegnarci anche l’educazione? Ma ne abbiamo bisogno?”
Il primo malinteso di fondo è che il buon senso sia un principino fisso sulla spalla (destra o sinistra, dipende da quale orecchio ci sentite meglio) pronto a suggerire il modo migliore di comportarci in qualsiasi situazione.
Purtroppo le barche e la profondità non sono esattamente un ambiente familiare a tutti. Non sarà come essere invitati a cena da una famiglia di marziani, ma c’è sempre il rischio di prendere per ovvio ciò che non lo è.
Per inciso: la maggior parte dei codici di comportamento non sono nati per consentire a dei tizi incipriati di far colpo sulle signore, ma per evitare che goffi malintesi scatenassero duelli, guerre e altri eventi molto, molto spiacevoli.
Eventi che nella subacquea sono mediamente meno drammatici, ma non dimentichiamo che le eliche e l’azoto possono fare danni quanto i fioretti e le katane.
E poi, diciamolo: certi comportamenti dei subacquei lasciano perplessi. Per fortuna c’è anche tanto da ridere. Sono infatti le gaffe, o gli sbagli, le scintille che innescano le risate esplosive.
Questo piccolo galateo nasce da un’attenta osservazione dei subacquei e dei loro comportamenti sociali. E, ovviamente, da quella definizione di esperienza così ben esposta da Oscar Wilde: la somma dei nostri errori.
IL BUDDY
Alcuni subacquei faticano a crederlo, ma la sicurezza e il divertimento nell’immersione poggiano entrambi sullo stesso fondamento: il sistema di coppia. Il concetto è semplice: con il compagno vicino si può contare su un aiuto e su una riserva d’aria extra. Quattro occhi sono meglio di due, e non solo per fare controlli, anche per guardarsi intorno. In due, inutile dirlo, si vedono più cose. Quindi ci si diverte di più.
Trattare bene il compagno ed assicurarsi che sia a suo agio è il dovere di ogni sub, anche perché se non lo fate è molto probabile che vi ricambi il favore lasciandovi senz’aria, oppure omettendo di segnalarvi il passaggio dello squalo balena mentre voi state trafficando con la zip del gav. Quindi, che il vostro buddy sia quello che vi siete portati da casa o no, il rispetto e i doveri rimangono gli stessi. Anzi: se non vi conoscete, un po’ di carineria in più non guasta mai.
Presentatevi per bene, come subacquei. Andate oltre un bel sorriso e il: ‘Ciao sono Marco’. Raccontate (brevemente!) di voi, della vostra esperienza, di cosa vi piace vedere sott’acqua. Rompere il ghiaccio usando questi argomenti di conversazione aiuterà il vostro buddy a prestarvi più attenzione, a parlare della sue immersioni, delle sue aspettative. Chiedetegli dove si è immerso, quante immersioni ha fatto. Mostratevi genuinamente interessati alla sua esperienza. Conoscere suoi eventuali limiti vi aiuterà a prevenire sorprese sott’acqua. O a darvi più sicurezza. Chiedetegli dove preferisce posizionarsi rispetto a voi, perché dovreste trovarvi con un colpo d’occhio, girando appena il capo. Le coppie ‘fresche’ si fanno notare per le loro continue rotazioni sui tre assi. Se il compagno d’immersione ve lo siete portati da casa, NON avete bisogno di chiedergli di nuovo tutta la sua vita.
Se il buddy è meno esperto di voi, usategli la grande cortesia di adeguarvi alle sue capacità, ai limiti del suo brevetto, e non viceversa. Evitate imbarazzi mettendolo in una situazione di stress. Aggiustate il passo, la profondità e i tempi alle sue capacità e ai suoi consumi. Sgattaiolare a 40 metri per ammirare una gorgonia lasciando un Open Water a 18 (ma era solo una puntatina!) è maleducazione.
Mettetevi d’accordo sui richiami da usare sott’acqua. Shaker, paperelle e palline sono (purtroppo) molto diffusi e tutti sanno riconoscerli. Ma non tutti sanno che si può urlare nell’erogatore ed essere uditi.
Se volete usare questo sistema fatelo presente al buddy e magari fate un paio di prove a pelo d’acqua. Afferrare qualcuno per le pinne non è proprio il massimo del bon-ton, ma sempre meglio di una manata sulla coscia.
Il punto giusto dove toccare le persone, anche sott’acqua, è la spalla.
Comunicate. Mostrate al compagno quello che trovate interessante. Evitate però la contemplazione prolungata di cose che il vostro compagno potrebbe trovare meno affascinanti di un cartello stradale. Dieci minuti davanti un proiettile d’artiglieria sono tanti, se il vostro compagno non è un bellicoso ventenne ma una signora di mezza età.
Se invece come compagno vi assegnano un fotografo, chiedete al diving un forte sconto sull’immersione!
DA EVITARE:
- Prendere il compagno per il comando del GAV nel caso stia sprofondando. Non sto neanche a spiegarvi perché. Se avete dubbi su questo sarebbe ora di considerare la rilettura di un manuale Open Water, sezione attrezzature e sezione sistema di coppia.
- Pizzicotti e scherzi, tipo chiudere l’aria o togliere la maschera, con un compagno che non conoscete bene.
- Usare la P-valve con il compagno troppo vicino. È consentito farla nella umida, se è la vostra e non è in affitto.
IN OGNI CASO:
Che il buddy sia un nuovo buddy o il vostro solito/a compagno/a d’immersioni, usategli sempre la cortesia di un controllo, anche in gommone: è una delle regole più disattese. È una piccola attenzione, che porta via meno di un minuto, ma che garantisce sicurezza e confort.
Abbandonare il compagno a se stesso, sia in acqua che in superficie, non è solo maleducazione: in caso d’incidente può avere conseguenze penali.
Divemaster tip. Se siete voi ad organizzare le coppie e assegnare i compagni l’uno all’altro, la regola aurea è quella di creare coppie omogenee. A meno che non ci siano particolari dinamiche di club, cioè persone che si conoscono tra loro, gli esperti andrebbero accoppiati con gli esperti, i novellini con i novellini. Lo so che vi costa più fatica, ma potete risolverla col solito, vecchissimo metodo: posizionando vicino a voi i subacquei che hanno più bisogno di un occhio. In fondo i subacquei esperti paganti non sono lì per fare i badanti: quello è compito vostro.
Bibliografia: Claudio Di Manao – DAN – Dive Alert