Riassunto della puntata precedente: dopo 38 anni di onorata attività subacquea praticata in più o meno tutti i mari del Globo, ho pensato di cimentarmi nel racconto di quelle che sono divenute le mie preferite usando dome metro di valutazione il “feeling”. Ho cominciato dalla più “adrenalinica” sperimentata alle Galapagos per poi spiegare come, dalla parte opposta del Mondo, si trovi una biodiversità tale da non aver timore a raccogliere il guanto di sfida in termine di emozioni.
In questa puntata, dunque, la più fruttifera per numero di specie diverse incontrate in un solo tuffo.
In Raja Ampat ( Papua Indonesiana), Cape Kri detiene il record per il maggior numero di specie di pesci avvistati in una singola immersione: l’ittiologo Gerald R. Allen ne contò 283!!
Io non sono biologo e ne conosco molte meno ma fu certamente questa l’ immersione più “affollata” anche della mia carriera.
Il sito è ubicato nel canale tra la punta occidentale di Pulau Kri ed il piccolo isolotto di Koh, il segreto è la corrente: leggera, forte, entrante, uscente, ascendente, discendente ma sempre corrente.
Tanta corrente = (uguale) concentrazione massiccia di pesci! Passaggio di banchi ENORMI di qualsiasi specie!
Era la prima volta che raggiungevo Kri ed ero ovviamente eccitato ma ricordo perfettamente che, l’emozione dominante, era la preoccupazione per questa famigerata corrente di cui tanto mi avevano parlato.
Mi tuffai quindi in ventosa ma la sorpresa superò immediatamente tutto il resto : l’acqua limpidissima che consentiva visibilità fin dove poteva arrivare l’occhio, lasciava filtrare la luce solare praticamente quanto l’aria ed il risultato era un’illuminazione inaspettatamente senza uguali.
L’impressione che mi assalì immediatamente dopo fu quella di stare in un acquario piuttosto che in mare aperto! Certo con un bel po’ di corrente in più ma con la stessa densità di popolazione!
Vennero a darmi immediatamente il benvenuto nutriti banchi di sweet lips, cernie, carangidi giganti e dentici. Seguirono a ruota bumphead parrotfish e flemmatici pesci Napoleone. Era solo l’inizio.
Avvicinandomi alla coloratissima parete ricoperta da coralli molli e duri notai fucilieri, pesci angelo e pesci farfalla in quantità a cui non siamo abituati e, non più di un paio di minuti dopo, aggrappati ad un’alcionario gigante (mai mancare di setacciare un’alcionario gigante, di qualsiasi colore sia), due magnifici cavallucci marini pigmei.
Fra i buchi e gli anfratti della parete, invece, una quantità e varietà di nudibranchi incredibile: perfino gli introvabili Crystal Red e i Black Shrimps!
Girandomi poi nuovamente verso il mare aperto per proseguire il tragitto, la vista mi fu ostruita da un muro di barracuda; in mezzo tonni enormi che lo “bucavano” qui e là.
Era già un po’ che stazionavo quasi sul fondo del canale a – 40 mt: quando fotografo rischio di perdere la nozione del tempo….. e della saturazione. Era proprio ora di cominciare a risalire, almeno un po’.
Ma quando mi staccai dal fondo intravidi, a meno di una decina di metri, una macchia scura.
Con tutto quello che avevo già visto in quell’immersione potevo ritenermi ben più che soddisfatto eppure…….. ero andato in Raja Ampat e mi ero spinto fino a Kri alla ricerca dello squalo wobbegong e risalire mancando proprio quello, mi lasciava comunque l’ amarognolo in bocca.
Inoltre la speranza permane fino a quando la testa non esce di nuovo dall’acqua………
Oramai non c’è più nessuno convinto che la curiosità sia femmina, vero? Infatti non riuscii a resistere e mi avvicinai alla “macchia”……..
Tombola! Il motivo principale per cui ero andato lì ce l’avevo di fronte! Il wobbegong é uno squalo molto raro che vive adagiato sul fondo: corpo piatto, testa piena di protuberanze che lo aiutano a camuffarsi sia per tendere imboscate alle prede che per proteggersi dai predatori. E’ talmente brutto che diventa quasi bello e così lo osservai talmente attentamente ed in preda all’ estasi che impiegai un po’ a riconoscere il pericoloso ”beep beep BEEEEEEEEP” che mi urlava il mio computer.
Orrore!! L’ RBT era oltre ogni accettabile curva di sicurezza!! Urgeva salutare il “mostriciattolo” e in fretta.
Durante la risalita (accompagnata dal fastidiosissimo “beep beep beep”) rifeci l’inventario di tutto quello che avevo visto e catturato con la mia fotocamera: chi avrebbe mai pensato di poter fare così tanto in una sola immersione! Praticamente c’era tutta la gamma offerta dalla biodiversità di questi luoghi remoti. Dai critters al pelagico l’unica che mancava era la manta, ma, come si dice, la botte era piena ……..di acqua troppo limpida!!!
Alla prossima.
Foto di Massimo Boyer e dall’archivio Nosytour. L’articolo è pubblicato su ScubaZone n. 56
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Bibliografia: Andrea Piasentin – scubaportal.it