Il Relitto del Genova

NomeGENOVA
TipoPiroscafo
Anno di affondamento1917
Profondità minima48 mt
Profondità massima60 mt
Correntedebole
Visibilitàvariabile
miscela suggeritatmx 18/45

Chiamato dai locali il  “vapore di Portofino”, il Genova era una nave da carico costruta nel 1904 in Inghilterra, a Newcastle Upon Tyne, di proprietà della Ilva (Alti Forni ed Acciaierie d’Italia S.A.) 

Al momento dell’affondamento, che avvenne il 27 Luglio 1917 davanti alla baia di Paraggi,  il cargo stava trasportando da Genova a La Spezia un prezioso carico di cannoni e altro materiale bellico.
L’agguato fu teso da un sommergibile tedesco, appostato nelle tranquille acque del Tigullio, che gli scagliò contro uno o più siluri colpendolo sotto la linea di galleggiamento, sul lato sinistro della prua. 

Il comandante riuscì ad avvicinarsi a terra, mentre la nave si appruava velocemente, così da permettere ai marinai di essere tratti in salvo dalle piccole imbarcazioni accorse in aiuto e, addirittura, ci fu chi raggiunse la terraferma a nuoto. Ci fu solo una vittima, un marinaio che si trovava vicino al luogo dell’esplosione del siluro.

Ci vollero ben 8 ore prima che la nave affondasse completamente e da una famosa e rara foto d’epoca, di cui il nostro diving conserva gelosamente una copia, si può notare come il luogo dell’affondamento non sia in realtà quello dove giace attualmente il relitto.

Esso risulta infatti molto più al largo e rimane un mistero come abbia fatto a scarrocciare così tanto; si ipotizza che dell’aria sia rimasta intrappolata nello scafo favorendone il galleggiamento e che le correnti sul fondo abbiano fatto il resto.

Il carico fu recuperato da una ditta di lavori subacquei tra le due guerre, che scoperchiarono le stive senza recare troppo danno, purtroppo queste operazioni costarono la vita a un palombaro.
Negli ultimi anni però, le grandi navi da crociera, che giungono da tutto il mondo ad ammirare le bellezze della nostra costa, stanno letteralmente distruggendo questo meraviglioso relitto, ormai quasi antico, con le loro pesanti ancore di acciaio che, gettate senza alcun riguardo su questa “vecchia signora del mare” , ogni volta che vengono salpate divelgono e smembrano intere strutture. 
Si è provato, attraverso diversi articoli, a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma sembra che ciò che non è sotto gli occhi di tutti ai più non interessi, siamo quindi tristemente rassegnati al fatto che, prima o poi, il Genova imploderà sotto i colpi inutilmente inferti al suo ventre già malandato.Le sue misure erano 103,75 metri di lunghezza per 14.63 metri di larghezza ed aveva una stazza lorda di 3.486 tonnellate, due caldaie ed una elica.
 

Il relitto giace imponente su un fondale di circa 60 metri davanti al porto di Portofino, in perfetto assetto di navigazione con la prua rivolta verso est ed è integro in tutta la sua lunghezza, con i tre castelli che salgono sino a circa 48 metri di profondità.

A causa del tipo di fondale limaccioso di questa zona, la visibilità varia in continuazione per le correnti di fondo che investono questa parte del golfo, a volte è così scarsa da non riuscire a distinguere il relitto fino a che non lo si colpisce, in alcuni momenti si aprono squarci limpidi che fanno scorgere solo alcune parti della nave e non le altre, ma quando il “Genova” si vuole mostrare e regala una visone d’insieme, allora riesce a togliere il fiato a chiunque vi si trovi a visitarlo in quel momento.
La prua è molto suggestiva e imponente, con gli occhi di cubia purtroppo privati delle preziose ancore, al suo interno si intravede ciò che rimane degli alloggi dell’equipaggio.
Sorvolando le due grosse aperture della stiva di prua, dove la profondità in coperta raggiunge i 54 metri, si arriva alle strutture del cassero, questa è stata la parte più danneggiata durante le operazioni di recupero, soprattutto a poppavia del fumaiolo di cui non rimane che un moncone, dove attraverso uno squarcio sono ben visibili le due immense caldaie, mentre nella zona della plancia a cielo aperto si nota il supporto della ruota del timone fra i rottami.

Oltrepassando l’apertura sopra la sala macchine incontriamo gli alti bighi di carico in mezzo alle due aperture della stiva di poppa, all’interno della quale si può ancora ammirare un’imponente elica mimetizzata nel fango. Non sappiamo se si tratta dell’elica di rispetto della nave oppure se faceva parte del carico trasportato.
Numerosi oblò mimetizzati tra le ostriche corrono lungo l’interminabile scafo fino a poppavia, dove se la visibilità è buona si può ammirare il gigantesco timone e l’elica ricoperta dal fango a livello dell’asse. 
La poppa è esplorabile al suo interno attraverso le due porte laterali e un’apertura al centro del ponte, sebbene sia sconsigliato entrarvi per la quantità di limo presente e il possibile cedimento delle strutture circostanti.

Pier Paolo "Gus" Liuzzo

Mi chiamo Pier Paolo Liuzzo. Vivo a Tortona, una piccola città in provincia di Alessandria, a metà strada tra Milano e Genova. Pilota di linea ed amante del mare; di quello che conserva e racchiude fra le sue acque.

https://www.gusdiver.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *